venerdì, giugno 22, 2007

Teologia della croce o Teologia del Regno?


La Chiesa non annuncia mai solo la croce e non proclama mai solo la gioiosa notizia della resurrezione di Cristo. Croce e resurrezione costituiscono l'unità di uno stesso avvenimento: colui che è stato disprezzato sulla croce, è stato anche resuscitato alla gloria. Annunciare solo il martirio della croce esalterebbe il coraggio e l'abnegazione di un eroe in favore degli uomini, ma ci lascerebbe senza speranza. Annunciare solamente la resurrezione genererebbe certamente euforia ma ci lascerebbe insensibili di fronte al destino dei crocifissi della storia. Annunciando la morte e la resurrezione insieme, come fanno i vangeli, vogliamo professare la vittoria della vita sulla morte e l'irruzione della luce liberatrice a partire dalle tenebre dell'oppressione.

Leonardo Boff, teologo della Liberazione (foto a destra)

Chi segue questo blog sa che l’impostazione teologica della scrivente pone al centro della vita del cristiano, oltre il messaggio cristico, l’impegno per la fondazione del Regno dei cieli, impegno storicamente disatteso dai potentati ecclesiastici, che hanno sempre sfruttato le proprie energie vitali per attecchire, rafforzarsi ed espandersi in un mondo di disuguaglianza e di ingiustizia, adeguandovisi e relegando così ai margini un messaggio evangelico che quelle ingiustizie e quelle disuguaglianze non voleva, in quanto d’ostacolo al Regno dell’amore.
Come mai il cristianesimo reale non ha tenuto fede all’impegno di “sovvertire” il mondo, di provare a realizzare una palingenesi dell’umanità che avesse come fondamento non la religione come garante del cambiamento, ma l’impegno di ogni singolo uomo?
I teologi che hanno affrontato questo argomento così imbarazzante hanno sempre dato risposte sfuggenti, interessate, se non ispirate al più autolesionista dei buonismi. La maggior parte di loro, infatti, per giustificare l’allontanamento del cristianesimo storico dal paradigma evangelico ricorre a un sociologismo deviante, negazionista delle responsabilità storiche della cristianità. In particolare, il fallimento del cristianesimo storico viene spiegato a partire dai concetti sociologici di “necessità storica” e di “successo”, che fanno da colonne portanti alla tesi, molto di moda in ambienti teologici tradizionali, secondo cui la progressiva istituzionalizzazione del movimento cristiano sarebbe stata inevitabile, in quanto per svilupparsi e sopravvivere a una società ostile, le comunità cristiane dei primi secoli furono costrette e scendere a compromessi con un mondo ingiusto e ad assumere le tradizionali strutture di potere in vigore nella società tardo-antica.
Questo processo di inarrestabile normalizzazione dell’alternativa rappresentata dalle comunità cristiane delle origini, solitamente viene fatto coincidere con l’ascesa di Costantino I e l’ingerenza dell’imperatore negli affari interni della Chiesa. In realtà, tale processo di adattamento si manifestò quasi subito, nella seconda metà del I secolo, quando cominciarono a stabilizzarsi istituzioni quali il clero, il culto, i sacramenti ecc. e contemporaneamente il movimento cristiano perdeva la sua originaria carica rivoluzionaria. Tuttavia, anche se nei primi secoli dell’era cristiana la tendenza era quella appena descritta, sopravvivevano tra mille difficoltà comunità che resistevano all’Impero (le Chiese asiatiche a cui è indirizzata l’ Apocalisse di Giovanni ne costituiscono l’esempio più eclatante), non è un caso che il movimento cristiano sarà ancora perseguitato a fasi alterne dal potere imperiale sino all’inizio del IV secolo. La decadenza perciò non iniziò con Costantino, ossia con l’alleanza tra Impero e Chiesa, ma con l’adozione, da parte della confessione più accomodante – quella che poi emergerà come cattolicesimo – delle mentalità religiosa, politica e sociale dell’Impero, che era una mentalità in aperto contrasto con il messaggio evangelico e che aveva inchiodato alla croce un uomo che quella mentalità denunciava come satanica, opposta a Dio.
Dunque, il passaggio logico dell’intellighenzia teologica è che senza uniformazione, senza de-sovvertizzazione, il cristianesimo non sarebbe sopravissuto alla storia; quindi il “trionfo” del cristianesimo sulla Storia e il suo propagarsi nel mondo lo dobbiamo al suo sapersi adattare di volta in volta alle condizioni socio-politiche che si presentavano, e all’avere espulso dai propri connotati il suo carattere originariamente alternativo, di opposizione al mondo ingiusto e corrotto. In questa prospettiva, il prezzo da pagare è stato la deviazione dalla fonte, dal Vangelo, per abbracciare il presente, che è un presente che respinge il Vangelo e che si regge sulla solida alleanza fra tutte le strutture di potere e di oppressione.
La giustificazione del fallimento del movimento cristiano in termini di vittoria sulla Storia, se da una parte presenta un certo grado di validità, almeno sul piano della logica, dall’altra non spiega affatto la rinuncia collettiva dei cristiani a risolvere le contraddizioni del mondo. La Chiesa è stata sempre avvantaggiata da questo tipo di giustificazionismo che, di fatto, si traduce in passività rispetto al mondo e ai suoi errori. All’interno della Chiesa le uniche voci che oggi si levano contro questa mondanizzazione deleteria sono rappresentate dai teologi della Liberazione dalle teologhe femministe, i quali denunciano una Chiesa che “non disturba”, amica del potere e della corruzione, sorda e cieca di fronte dalla sofferenza del mondo. Purtroppo, queste voci che gridano nel deserto sono ormai ghettizzate e spente a suon di scomuniche, di volgarizzazioni clerico-conformiste del Vangelo e di un esercito di ecclesiastici in preda al temporalismo e all’abuso del potere.
La tesi della rivalsa sull’ostilità della Storia, del guadagnare posizione rispetto alla cultura tardo-antica, è ovviamente una soluzione a buon mercato, un pilatesco lavarsene le mani, in virtù del quale i cristiani, ieri come oggi, si autoassolvono dalle responsabilità che l’adesione al Vangelo comporta, perché come giustamente ha sentenziato don Primo Mazzolari, “l’uomo che manca all’uomo è ingiusto; il cristiano che manca al cristiano è sacrilegio”. E’ sacrilegio quindi disinteressarsi della sorte dei propri fratelli perseguitati, impoveriti, emarginati da una società che non ne vuole sapere di prendere alla lettera il nuovo comandamento che Cristo ci ha donano, quell’ama il tuo prossimo come te stesso, la cui applicazione avrebbe potuto, e può ancora, sovvertire il mondo? Costituisce sacrilegio agli occhi di un cristiano il fatto che le Chiese da diversi secoli abbiano deliberatamente misconosciuto la centralità dell’amare il prossimo, imponendo il silenzio a chi, come i teologi della Liberazione, quel comandamento lo ha preso sul serio facendone il faro-guida della propria prassi?
Non è che l’idea che della sofferenza necessaria come purificazione di un mondo alla deriva è diventata la stampella dell’inerzia dei cristiani, del loro adagiarsi sulla Storia? Sarà per questo motivo, per questo chiamarsi fuori dalla Storia in attesa di un aldilà perfetto, che noi cristiani abbiamo rinunciato all’utopia, all’idea di un aldiquà perfettibile? Sarà per questo motivo che la teologia della croce, lo strumento teologico utilizzato dalla Chiesa per facilitare l’accettazione dello status quo da parte delle masse, riscuota tanto successo presso le gerarchie ecclesiastiche? In fondo, è vero o non è vero che da un sovvertimento dell’ordine sociale costituito tutti hanno qualcosa da perdere, compresa la Chiesa che trae i suoi privilegi dal mantenimento dello stesso?
Per teologia della croce si intende una formulazione teologica di stampo integralista, secondo cui al centro del mistero cristiano vi è non la resurrezione, cioè la vittoria di Cristo sulla morte inflitta dall’umanità, ma la Sua morte in quanto tale e la sofferenza come appendice fondamentale, per questo motivo è facilmente intuibile perché i suoi contestatori l’abbiano ribattezzata “Teologia della morte” e perché questa teologia sconfini in un culto ossessivo della croce, sia sotto il profilo iconografico che sotto il profilo simbolico. Di recente, la teologia della croce, da anni caduta in disgrazia, è stata riesumata dal nostro dottissimo pontefice, il quale con la sua operetta su Gesù, l’ ha riportata agli onori della cronaca conferendole una certa riverniciatura per renderla più appetibile ai fedeli e per dare un certo brio all’immobilismo teologico che caratterizza la dottrina cattolica. Si tratta, ovviamente, della solita fuffa teologica buona solo per i curati e le perpetue di campagna.
Il leit motiv della teologia della croce è che Gesù abbia scelto di morire in piena libertà offrendosi in sacrificio per salvare l’umanità dal peccato e che la sua morte non sia lo sbocco naturale di una umanità coalizzata contro di Lui e contro il suo messaggio del Regno dei cieli. In un’ottica teologica tradizionale Gesù è la vittima innocente, l’agnello sacrificale per mezzo del quale il mondo si riconcilia con Dio. Rispetto a quest’ottica, la teologia della croce contiene un elemento ancora più aberrante: la redenzione dell’umanità da parte di Gesù comporta la sofferenza liberamente scelta; ergo, chiunque si sacrifica o si da spontaneamente al dolore svolge una funzione salvifica, nel caso di Gesù per tutta l’umanità, nel caso degli altri uomini per se stessi. La conseguenza di questa visione sacrificale è lapalissiana: l’esaltazione della croce presuppone l’esaltazione della sofferenza attraverso cui il mondo deve passare per espiare il peccato.

La sofferenza diventa così l’ideale di una vita vissuta cristianamente, essa rientra nell’ordine naturale delle cose, perciò non bisogna allontanarla da sé ma accettarla in nome del sacrificio di sé. Espiazione e perdono poi, sono strettamente intrecciati. Solo con la purificazione attraverso la sofferenza l’essere umano si guadagna il perdono di Dio. Ecco come tramite un paralogismo di questo tipo si giustificano millenni di sofferenza e di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ecco come si passa agevolmente da una teologia simbolo della maturità del credente ai sofismi e all’apologia della violenza!
Un brillante tentativo di conciliare teologia della croce e teologia del regno è stato fatto dal teologo tedesco Moltmann con l’elaborazione della sua Teologia della speranza che, sulla falsariga del messianismo di Bloch, ha recuperato l’elemento escatologico e lo ha riposizionato al centro del cristianesimo. L’escatologia così cessa di fare da corollario e diviene l’essenza del cristianesimo. Secondo Moltmann, il cristianesimo non può ridursi a una fede intimistica, valida solo nella sfera privata, ma è chiamato a infondere speranza negli uomini per dischiudere le porte del Regno dei cieli. In concreto, questa apertura delle porte del Regno dei cieli, come si attua? Secondo Moltmann è imprescindibile la liberazione dell’uomo da quelle strutture di potere oppressive ed autoritarie che ostacolano la realizzazione in terra del Regno dei cieli. Moltmann è anche fortemente critico con i teologi della croce che nel loro entusiasmo di idolatrare la croce come massima espressione del Cristo, come feticcio impotente, estromettono la resurrezione e il significato che essa sottende. L’estromissione della resurrezione comporta in definitiva l’estromissione della chiamata del cristiano a proiettarsi verso il futuro e a realizzare una trasformazione del presente attraverso la fede nella futura resurrezione dei morti.
Un pensiero che non è molto distante da quello del teologo brasiliano Leonardo Boff, il quale sostiene che l’accesso alla vera comprensione del “sacrificio” di Gesù implica una rivalutazione della resurrezione in termini di riscatto di tutte le morti violente subite dagli innocenti, che Gesù testimonia la morte ingiusta tramite la propria vita consacrata all’impegno per la giustizia e il cui premio è stata la resurrezione. Anche noi, allora, abbiamo un modello da seguire, che non è la vittima sacrificale impotente sulla croce, che prende su di sé l’ingiustizia del mondo, ma il Risorto, Colui che ha sconfitto la morte e che ci promette come dono gratuito la resurrezione.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo me sei fuoiri strada.

La Chiesa cattolica ha fatto i suoi affri.

Ma tu dove vai con le tue argomentazioni?

Secondo me da nessuna parte.

Riguarda bene la tua posizione.

Gnostica ha detto...

Gentile lettore,
potresti spiegarti meglio?
Che la Chiesa cattolica abbia fatto i suoi affari lo sostengo anch'io da un pezzo, per quanto riguarda le mie argomentazioni, si sa, quelle infallibili appartengono solo al Papa. Che io non vada da nessuna parte è una tua opinione discutibile. Il tuo problema è che non hai capito che io, a differenza del proselitismo imperante, non voglio andare da nessuna parte. La mia posizione, poi, è la mia, perciò ha un valore come tutte le milioni di posizioni che i cristiani hanno nel mondo. Le posizioni teologiche poi, come dive il Vangelo, si possono migliorare, arricchire e modificare con il dialoro interreligioso e l'apertura mentale. Io sono per il pluralismo teologico, non sono certo per la muffa teologica! Se vuoi, possiamo approffondire questo tema.

Distinti saluti

Gnostica

Anonimo ha detto...

C'è una legge che punisce la pubblicità ingannevole. Mi domando perché la Chiesa cattolica non ne tiene conto. Se fosse efficace, tale legge anche per la religione, il clero tutto dovrebbe stare nelle patrie galere in ogni nazione.

La teologia è diventata un utile strumento in bocca a persone senza scrupolo; ma non si tratta di teologia bensì di fantasia in libertà.

Sul nulla si è costruito un castello di carta che ha attirato un numero infinito di persone ignare: non hanno compreso in quale precipizio sono cadute; lì rimangono senza speranza di uscirne perché il Maligno ce le tiene avvinghiate con menzogne incredibili.

La cosa negativa è che molte confessioni religiose hanno seguito il metodo della 'spartiacque', hanno imparato che con presunte teologie si può attirare nella propria religione persone e così creare gruppi.

Che importa se Cristo ha insegnato altro, se la religione divina vuol dire altro.

Ma c'è di più: questo metodo ha influenzato tanti 'cristi' e tanti falsi 'profeti'; oggi troviamo in giro un pluralismo di teologie differenti, e si pensi che ognuno marcia secondo il proprio pensiero.

Inutilmente Cristo si è sforzato di predicare la Legge dell'Altissimo.

Purtroppo le singole persone vengono ingannate perché nella bocca di Cristo sono state messe cose contrarie al divino. Come possono dubitare costoro delle presunte parole fatte passare per bocca di un Gesù fatto dio?

Per ora mi fermo qui, ma tornerò a parlare.

Gnostica ha detto...

Ciao Raf,
finalmente riesco a risponderti.

Tu scrivi:

"C'è una legge che punisce la pubblicità ingannevole. Mi domando perché la Chiesa cattolica non ne tiene conto. Se fosse efficace, tale legge anche per la religione, il clero tutto dovrebbe stare nelle patrie galere in ogni nazione."

Proprio ieri ho riguardato alcuni flash dell'ultimo spettacolo di Beppe Grillo, Reset, in cui il comico si scagliava contro la pubblicità menzognera sempre più invadente e illusoria. Questo mondo post-moderno, per sopravvivere alle brutture della vita, ha bisogno di illusioni. La Chiesa espleta una funzione sociale, crea illusioni e allo stesso tempo deresponsabilizza l'individuo di fronte a Dio. Essa, ponendosi come mediatrice tra l'uomo e la divinità, assume su di se le responsabilità del fedele dispensandolo così da compiti ingrati. In fondo, i cattolici sono grati alla Chiesa, perché alla fin fine si sentono allegeriti dal compito di rendere direttamente conto a Dio della propria condotta morale verso se stessi e verso il prossimo... tanto ci pensa la Chiesa a rimediare con la confessione alle mancanze del fedele, e con la carità ad alleviare le sofferenze del prossimo!

"La teologia è diventata un utile strumento in bocca a persone senza scrupolo; ma non si tratta di teologia bensì di fantasia in libertà."

Attento a non conondere teologia e apologetice e/o dogmatica confessionale. Capisco il tuo stato d'animo, ma una cosa è una teologia sistematica funzionale agli interessi di una istituzione religiosa come la Chiesa, altra cosa è la teologia che nasce dalla ricerca libera e dall'esperienza di fede.
Ricordiamo che prima del discorso teologico astratto viene la fede vissuta, che è diversa in ciascuno di noi e che produce modi di pensare e di sentire molto diversi fra loro. Non si tratta di truccare il Nuovo Testamento, ma di concretizzarlo nella realtà quotidiana.

"Sul nulla si è costruito un castello di carta che ha attirato un numero infinito di persone ignare: non hanno compreso in quale precipizio sono cadute; lì rimangono senza speranza di uscirne perché il Maligno ce le tiene avvinghiate con menzogne incredibili.
La cosa negativa è che molte confessioni religiose hanno seguito il metodo della 'spartiacque', hanno imparato che con presunte teologie si può attirare nella propria religione persone e così creare gruppi."

Sai, io non credo nel Maligno come incarnazione di una particolare confessione o credo cristiano. Bene e Male sono compresenti in ogni cosa e persona. Se un cristiano sceglie di stare dalla parte sbagliata, a parte il fatto che non esistono parti giuste o sbagliate, non lo fa perché spinto dalla forza maligna. Spesso poi, non si tratta affatto di scelta consapevole, ma di ignoranza o di pigrizia, di conformismo (come nel caso di quei finti cattolici che non credono i Dio ma vanno in chiesa perché è costume sociale farlo), altre volte di adesione convinta, dettata dalla malafede o dalla buona fede. Il cattolicesimo è un mondo vasto e variegato: in esso non si trova solo il Male, pensiamo ai tanti missionari sparsi per il mondo che rischiano la vita o ai preti contro, o a persone comuni che tentato di cambiare la Chiesa da dentro! A loro va tutta la mia ammirazione e il mio apprezzamento, perché se è facile criticare da fuori, non lo è farlo da dentro, con l'opposizione delle gerarchie imbalsamate.
Personalmente, alcuni anni fa ho fatto la scelta di stare fuori, e questo non perché mi sento migliore delle persone che invece continuano a stare dentro la Chiesa, ma semplicemente perché la Chiesa non l'ho mai sentita come una casa e perché, dopo tutto, sono convinta che per essere cristiani non è obbligatorio trovare per forza una casa comune.
"Il creare gruppi" di per sé non è negativo, lo diventa se al gruppo si tenta di estorcere una sottomissione che prevede l'osservanza di dogmi e regole di vita che al singolo stanno stretti o sui quali non ha avuto il tempo e la capacità di riflettere. Una fede asservita ai capricci della gerarchia o del magistero di un credo è una fede infantile e pericolosa, e non produce credenti, ma scimmie parlannti. Però, ripeto, spesso una fede non matura non è frutto di scelte consapevoli, quindi non vanno condannate le persone e nemmeno le gerarchie, che sono più cieche della base, ma il sistema e quanti, in malafede, difendono quel sistema.

"Che importa se Cristo ha insegnato altro, se la religione divina vuol dire altro.
Ma c'è di più: questo metodo ha influenzato tanti 'cristi' e tanti falsi 'profeti'; oggi troviamo in giro un pluralismo di teologie differenti, e si pensi che ognuno marcia secondo il proprio pensiero.
Inutilmente Cristo si è sforzato di predicare la Legge dell'Altissimo."

Non sono d'accordo su quest'utlima affermazione. Indipendentemente dal credo di ognuno, è inevitabile che si rifletta sulla fede. Ora questa riflessione, dal momento che tratta di Dio, si chiama teologia ed è vero che il cristianesimo storico l'ha ridotta a sistema dogmatico e ad apologia confessionale, ma è anche vero che se non fossero esistiti teologi noi oggi non avremo coscienza della fede in Cristo. Già nel Nuovo Testamento si fa teologia: pensiamo alle speculazioni di Paolo di Tarso, al logos cristico di Giovanni e al Melchisedeq della Lettera agli Ebrei! Non possiamo far confluire queste riflessioni in un'unica teologia, perché tra il Gesù ebraico di Matteo e il Logos di Giovanni c'è un abisso teologico. Eppure, sono teologie che convivono nello stesso canone, anzi che si integrano a vicenda, poiché senza il pensiero peculiare di Giovanni noi oggi non avremo piena coscienza dell'incarnazione cristica di Gesù di Nazareth, il quale se ci dovessimo basare solo su Matteo, ci apparirebbe come un semplice rabbi contestatore della religione del suo popolo.

"Inutilmente Cristo si è sforzato di predicare la Legge dell'Altissimo.
Purtroppo le singole persone vengono ingannate perché nella bocca di Cristo sono state messe cose contrarie al divino. Come possono dubitare costoro delle presunte parole fatte passare per bocca di un Gesù fatto dio?"

Il centro della fede non dovrebbe essere la divinità di Cristo. Non penso che Dio si interessi dell'idea che noi ci facciamo di lui, piuttosto se facciamo o no la sua volontà che non si identifica solo nell'osservanza della Torah scritta (da non confondere con la Torah orale, ma anche nell'amore per il prossimo. Io posso anche credere nella divinità del Cristo, ma se faccio la volontà del Padre non mi sarà tolto questo merito solo perché ho sbagliato a pensar male della natura del Padre. Viceversa, un ateo può anche non credere nella divinità del Cristo, anzi può anche non credere nella sua esistenza storica, che se fa la volontà del Padre di cui misconosce l'esistenza, non per questo avrà meno meriti del credente che magari ci ha azzeccato su tutto intorno alla natura di Cristo e di Dio. E' sufficiente leggersi la parabola del pubblicano e del fariseo per capire questo concetto, oppure quella del buon samaritano di Luca 25,37, dove un samaritano, un eretico nell'immaginario religioso ebraico, presta aiuto a un suo fratello, dopo che un sacerdote e un levita (rappresentanti dell'ortodossia) gli passano davanti senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. La parabola termina così:

"Quale di questi tre ti sembra sia stato il prossimo per quell'uomo che si imbattè nei ladri?" Egli rispose: "Colui che ebbe compassione di lui". E Gesù gli disse: "Va, e tu pure fai lo stesso".

Gnostica

Anonimo ha detto...

Gnostica, non posso rispondere alla tua pur interessante analisi. Dirò, invece, qualche cosa su di me in modo semplice perché credo che sia giusto ed utile far sapere che cosa penso e cosa è per me la fede.

Vengo da un lungo cammino, anche di contatti: ho incontrato tanti amici, non ho un amico che sia rimasto con me.

Felice affermazione e lusinghiero traguardo! Dovrei concludere che sono in errore, che ho sbagliato tutto. Dio solo sa come stanno le cose. Io non credo di avere la verità in tasca, ma sono sempre in cerca di sapere quanto più mi è possibile. Sono convinto, e questo mi incoraggia, che ogni cosa buona viene da Dio e se uno cerca nel nome di Dio, senza farsi sopraffare dall’orgoglio, la luce rischiarerà la sua vita. Qualcuno disse che nella vita avrete tribolazioni, ma esortò a farsi coraggio che lui ha vinto il mondo.

Circa 10 anni fa pubblicai un libro, ne stampai 1200 copie, ne ho distribuite circa 800, me ne sono rimaste circa 400, che sto mandando al macero. Sì, perché le cose scritte in quel libro per me sono diverse oggi.

I Vangeli, e le Lettere, sono stati molto manipolati. Quando credi di aver trovato il filo conduttore devi rivedere tutto da capo. Ed è quello che sto facendo da molto tempo.

Quello che non devo rivedere per convinzione certa è la figura di Cristo, quello che rappresenta, quello che è. Egli è stato coinvolto in un processo di mistificazione colossale e vergognoso. Di tante cose che gli hanno messo in bocca per consolidare certe false dottrine egli non ha partecipato, non c’entra per nulla.

Dio disse di lui: “Io susciterò loro un Profeta come te, di mezzo ai loro fratelli, e porrò le Mie Parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto quello che Io gli comanderò” (Dt 18:18).

I discepoli di Cristo hanno accolto le istruzioni che Dio aveva dato a Cristo (At 3:22).

Anche gli evangelisti hanno detto cose inerenti a Cristo. Sono dietro a compilare due tabelle: in una ho messo le cose degli apostoli, nell’altra le cose inserite dal copista. Credo che il copista sia stato attivo fino a Gutenberg.

Avrò il tempo materiale per completare queste due tabelle? Non dipende da me, mi rimetto alla volontà di Dio.

Io so che questo è il tempo profetizzato da Cristo: “Non li temete dunque; poiché non v’è niente di nascosto che non abbia ad essere scoperto, né di occulto che non abbia a venire a notizia. Quello ch’io vi dico nelle tenebre, ditelo voi nella luce; e quel che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui tetti” (Mt 10:26-27).

Gnostica ha detto...

Ciao Raf,
rispondo punto per punto alla tua replica.

La solitudine a cui accenni è componente imprescindibile di qualsiasi percorso spirituale. Anche io sono una solitaria, nel senso spirituale del termine, ma non considero ciò un danno o un ostacolo, al contrario sfrutto questa solitudine per regalarmi momenti di studio e di riflessione. Il fatto che "gli altri" non condividano il mio punto di vista o che lo condividano solo in parte non è fonte di sconforto per me. E' normalissimo che per un mliardo di persone che si dichiarano cristiane ci siano altrettanti punti di vista sul cristianesimo, sulla Chiesa, su Gesù... Ratzinger sostiene che una tale pluralità di voci spesso dissenzienti genera il relativismo culturale, il che rappresenta una minaccia per la stabilità della Chiesa e per il suo monopolio della buona novella. Per lui pluralismo (libertà di coscienza e libero arbitrio) è relativismo (assenza di morale), e i cristiani non hanno diritto ad invocarlo. Che presunzione! Di solito chi punta il dito contro il pluralismo sia esso culturale o teologico, ha la coscienza sporca: dietro un tale atteggiamento intollerante si nasconde infatti la pretesa di possedere la Verità. Ma la Verità non può essere posseduta, perché Dio non può essere posseduto dal singolo. Dobbiamo imparare ad accettare l'idea che non esistono fedi giuste e fedi sbagliate; esistono, invece, atteggiamenti verso il prossimo giusti e sbagliati.

Per quanto riguarda la manipolazione dei testi, beh, un conto è basare un sospetto del genere su criteri storico-scentifici, un altro è basarlo su illazioni non dimostrabili, per il solo fine di "far quadrare i conti" con la propria fede.
Prendiamo, ad esempio, il brano di Mt. 16,15-19, in cui Gesù pone Pietro a capo della Chiesa (ekklesìa = assemblea dei credenti, comunità). Ora, sull'autenticità del passo in questione non vi è alcun elemento a sfavore, sia perché è contenuto nei più antichi manoscritti, sia perché risulta coerente con il contesto. Abbiamo chiaramente a che fare con un passo "scomodo", per i cristiani che rifiutano l'autorità papale, poichè la Chiesa ha sempre fondato il suo potere su una manciata di citazioni evangelice le quali, a suo dire, dimostrerebbero che Gesù non era contrario a una chiesa come istituzione Potere. In realtà, accanto a interpretazioni superficiali e strumentali come questa, nel corso dei secoli sono state date del brano intepretazioni alternative degne di considerazione, che danno una lettura diversa di Pietro e del suo ruolo all'interno della nascente comunità cristiana. Alcuni studiosi sostengono che si tratterebbe non già di un passo spurio, ma sicuramente tardo, inserito da Matteo (che scrisse il suo Vangelo dopo il 70 d.C.) dopo che la comunità pietrina si sarebbe data una certa organizzazione, e in ogni caso sotto l'influenza di una comunità dominata da una personalità dominante come Pietro. Ciò non significa che Gesù non ha mai pronunciato quelle parole. Più che altro a quelle parole, sono stati attribuiti significati posteriori arbitrari e per certi aspetti fuorvianti.
Ti ho fatto l'esempio di Mt 16 per farti capire che non c'é bisogno di ricorrere alla tesi della manipolazione per spiegare alcune incongruenze che si incontrano nei Vangeli, o per eliminare alcune prese di posizione di Gesù che non collimano con la nostra visione. Dobbiamo sempre tenere presente che il Nuovo Testamento si è formato dopo un lungo processo di destoricizzazione e di rielaborazione di Gesù e del suo messaggio. La rielaborazione avvenne perché ciascuna comunità aveva una sensibilità e delle radici culturali peculiari, perciò tendeva a dare di Gesù e della resurrezione un significato coerente con il proprio sostrato culturale. Bultmann fu il primo esegeta, nella metà del XX secolo, a studiare la stratificazione dei diversi Gesù, e a scindere per la prima volta il Gesù della storia da quello della fede.

Mi citi Atti 3, 22, ma non ti accorgi della pericolosità di una tale citazione, se la si dovesse prendere alla lettera! Riporto la citazione:

Mosè infatti ha detto: "Il Signore Dio vostro susciterà di mezzo ai vostri fratelli un profeta simile a me: e voi lo ascolterete in tutto quello che dirà; e chi non ascolterà questo profeta sarà sterminato dal popolo".

Prima di tutto Mosè non era uno stinco di santo, è sufficiente leggersi Esodo per inquadrare il personaggio. Secondo: Gesù non era affatto simile a Mosé, infatti mentre Mosè non è resuscitato, Gesù sì, perchè era perfetto e perché ha rimesso la vita nelle mani del Padre, obbedendogli in tutto. Senza tirare in ballo teologemi come la divinità del Cristo, c'é una bella differenza, in termini qualitativi, tra Mosè e Cristo. Inoltre, quelle parole messe in bocca a Pietro, uno che ha rinnegato Cristo per tre volte, non suonano proprio benissimo. Terzo: probabilmente Mosè non era un ebreo molto tollerante (e io aggiungo, non molto vicino a Dio) se si permette di augurare lo sterminio per quei connazionali che dovessere rifiutare il Cristo...

Io non c'é l'ho né con Mosé né con Pietro, ma mi guardo bene dal prendere alla lettera affermazioni di uomini vissuti uno 3400 anni fa, l'altro 2000 anni fa. Uomini, appunto, non dèi.

A risentirci

Gnostica

Anonimo ha detto...

Ciao Gnostica,

Salto la questione della solitudine che non è teologia ma un sentimento privato; ognuno ne è succube o padrone, ne gode o ne soffre.

Passo all’argomento cardine sulla presunta investitura di Pietro quale capo di una chiesa.
Se dovessi pensare, non credere, per un istante ad una tale eventualità abbandonerei tutto; per me Cristo, Dio e tutto il resto non esisterebbero più.

Ma le cose non stanno così. Voglio chiarire subito una cosa per non suscitare possibili risentimenti: quando affermo qualsivoglia cosa lo faccio in nome di quanto si può evincere dalle Scritture, anche se io ne sono convinto; pertanto non parlo delle mie verità, ma “non oltre quel che è scritto”.

La base su cui si può poggiare un ragionamento teologico non può essere ideologia personale, altrimenti la babele delle filosofie finirebbe per sotterrare il potere superiore di Dio

Questo risultato si può riscontrare proprio nelle tante confessioni cosiddette cristiane: ognuna ha elaborato il proprio credo, e la cattolica ha fatto molto di più, ha adoperato i concili ed ha emesso i sofismi dei dogmi.
Sorprende che tanti cristiani ne vorrebbero stare fuori, criticano quel modo di fare e poi si ritrovano nei dogmi.

Fosse solo Mt 16:15-19 il problema! Per me non è questo il problema in quanto so che non costituisce che un colossale inganno. So bene che non ha alcun fondamento, è talmente ridicolo e contraddetto dai fatti.
Tu stessa parli molto del Regno. Cristo annunciò il Regno, disse di pregare “venga il tuo Regno”.
Quindi il Regno è di là da venire, nel futuro; allora a Pietro non consegnò nessuna chiave.

Qui non è possibile indicare i Link, non si aprirebbero; ti indico il mio sito: www.lachiesadidio.it
Se ciò fosse possibile dovresti indicarmi il modo.

Qui troverai degli articoli che dimostrano che la Chiesa di Dio è spirituale con a capo Cristo (Ef 1:22). Nessuna organizzazione umana rappresenta la Chiesa di Dio. Troverai anche la dimostrazione che Pietro non è stato mai a Roma, ma si trovava nella chiesa di Babilonia, città fra il Tigri e l’Eufrate nella Mesopotamia.

Quanto a At 3:22, Mosè non afferma di essere uguale a Cristo, ma che Cristo è un profeta come lui. Credo che il tuo giudizio su Mosè sia un po’ ingiusto. Dio dà un giudizio differente, come si può leggere in Dt 34.

Quanto a coloro che hanno del tutto cambiato il dettato di Dio, e in particolare mi riferisco alla Chiesa di Roma, penso che la loro sorte è quella indicata dal profeta Isaia (ovviamente non è riferito ai fedeli):

“O Eterno, Dio nostro, altri signori,
fuori di te, han dominato su noi;
ma grazie a te solo, noi possiamo celebrare il tuo nome.

Quelli son morti, e non rivivranno più;
tu li hai così puniti, li hai distrutti,
ne hai fatto perire ogni ricordo” (26:13-14).

Ti vorrei segnalare la lettura di un libro, che ho avuto in prestito, ma che non sono riuscito a leggere fino alla fine, tanto era scabroso. L’autore è vicino al Vaticano e lo dichiara; parla della successione dei papi e le loro gesta raccapriccianti: VICARI DI CRISTO – Peter de Rosa, Euroclub.

Che si direbbe del re Davide con tutte le sue guerre che pure Dio era con lui tanto che viene giudicato “secondo il mio cuore” (At 13:22-23).

Mi fermo qui ponendo alla tua attenzione gli avvenimenti che si susseguono nel nostro tempo. Ci sono delle profezie, specialmente quelle di Cristo che nessuno tiene in considerazione.

Un caro saluto.

Gnostica ha detto...

Caro Raf,
tu sei liberissimo di costruirti la tua immagine di Cristo, come lo sono io e altri cristiani senza guinzaglio. L'essenziale, in questa costruzione personale, è non abbandonarsi ad affermazioni tipo "il mio Cristo è basato sulle Scritture, quello degli altri no". Se non esistono fedi giuste e sbagliate, a maggior ragione non esistono Gesù Cristi scritturali e non scritturali. Non si tratta di rimettersi al relativismo o all'ideologia, ma di cogliere nel Vangelo l'essenza di quel messaggio per secoli deturpato e occultato dal potere laicale e da quello ecclesiale: l'amore verso il prossimo.

Sostieni che la tua fede si basa sulle Scritture, che le stesse Scritture sono, dalla A alla Z, fonte di rivelazione divina. Ora, permettimi di dirti che anche questa credenza nell'infallibilità delle scritture è un dogma. L'interpretazione letterale stravolge il significato della Bibbia e ne decontestualizza scopi e origini. La Bibbia è un'opera letteraria, scritta da uomini che vivevano in un'epoca con problemi molto lontani dai nostri. Qualunque opera letteraria riflette il modo di pensare e di esprimersi del luogo e dell’epoca in cui viene scritta, è cioè condizionata dall’ambiente socio-culturale da cui attinge il materiale storico-narrativo. La pretesa di attualizzarla si scontra contro il presente, e soprattutto contro la coscienza dell'uomo. Se, infatti, dovessi accettare il dogma dell'infallibilità dell'Antico Testamento, allora dovrei osservare una caterva di divieti stupidi, come ad esempio non avere rapporti di qualunque tipo con gli stranieri o addirittura circoncidermi per separarmi dagli impuri... in fondo anche Gesù era circonciso! Quei divieti sono stupidi e incomprensibili oggi, ma forse non lo erano 3000 anni fa, quando un popolo che si dichiarava eletto, cercava di sopravvivere a un ambiente a lui ostile e di salvare la propria fede minacciata dal paganesimo delle popolazioni circostanti.

Re Davide, per dovere di cronaca, non solo ha sterminato i Filistei (la cui unica colpa era di abitare troppo vicino al territorio degli ebrei), ma ha anche fatto uccidere suo figlio, bell'esempio di fedeltà a Dio! E' lontano da me qualsiasi intento criminilazzante di popoli come quello ebraico, del resto tutti i popoli del mondo hanno alle spalle una storia di violenza, Israele non è l'eccezione che conferma la regola, è la regola che conferma una presunta eccezione sbandierata dal popolo eletto! Quello che voglio farti capire è che comportamenti non certo moralmente irreprensibili come quella di Davide & Soci di episodi della Bibbia certamente hanno una loro spiegazione storica e sociale (la sopravvivenza di un popolo accerchiato), ma non hanno alcuna giustificazione divina. Sono sempre gli uomini a inventarsi il favore, anzi il consenso divino per azioni contro il prossimo.
Il quinto comandamento recita: "Non uccidere". Dio è per caso un essere infido e falso, se concede ad alcuni suoi figli la deroga per uccidere, soprattutto per uccidere degli innocenti, come nel caso di Davide? Può essere crdibile un Dio che basa il suo amore per le proprie creature su presupposti simili?
La storia non cambia: 3000 anni fa Dio era dalla parte degli ebrei sterminatori di popoli, 800 anni fa dalla parte dei criminali cattolici guidati da Simone di Monfort ("sterminateli tutti [i cataré], Dio saprà riconoscere i suoi"), oggi, secondo i fondamentalisti cristiano-sionisti Dio starebbe dalla parte di assassini della vita come Bush e Cheney... c'é qualcosa che non torna!

Gnostica

Anonimo ha detto...

Io non mi sono costruito il mio Cristo perché ho preso quello reale; tu hai preso il tuo Gesù che altri hanno costruito, e tu, come fedele e ubbidiente, ne segui le tracce.

Ti definisci aconfessionale però stai attenta a non dispiacere, anzi nel caso che si potesse pensare, che si equivocasse con le tue espressioni, cioè che fossero a danno della cattolica sei pronta a scusarti perché da essa hai acquisito…

Adotti la numerazione dei Dieci Comandamenti, quella falsificata del catechismo.

Quanto ad essere antidogmatica ne sei completamente dentro, avvolta in ogni parte.

La tua fede non è vicino al cattolicesimo, ne è avvinghiata in tutto e per tutto.

Poi ti scagli contro le Sacre Scritture in modo così feroce che in vita mia non avevo mai sentito.

Tu, piccolo granellino di sabbia sperduto nel deserto dell’ignoranza, ti permetti di giudicare Dio!

E così disprezzi anche Cristo. Ti ricordo che Cristo ha confermato tutto.

Studiando le Scritture che riguardano il Messia si comprende quello che avrebbe fatto. Non ce ne sarebbe stato bisogno che lui avesse confermato proprio quelle Scritture che tu disprezzi. Bene ha fatto Cristo a precisarlo, così non ci sono scuse.

Egli non ha confermato i vangeli perché non erano ancora scritti, ma ha osservato la Legge di Dio e gli scritti dei profeti; ha osservato i comandamenti di Dio scritti nella Legge; non ha completato la Legge, come tu affermi assieme ai torquemada.

Sei fuori strada, come ho avuto modo di dirti, percorrendo codesta via ti sfracellerai (Mt 21:44; Lc 20:18). Stai viaggiando su un binario morto. Il Gesù a cui hanno fatto dire tutto quello che hanno voluto non rappresenta la volontà di Dio. La tua amica Francis che non capisce che io ho citato Isaia; da qualche tempo vedo che difende la Chiesa cattolica, forse vuol tenersi buono qualcuno. Sono affari suoi, ma dovrebbe essere coerente con quanto va affermando, riducendosi poi anche porre delle scuse.

Tu, oltre alla religione acquisita, ne hai aggiunta una tua particolare. Non ne fai mistero: affermi che ogni individuo ha un suo modo di aver fede, ha una sua fede. Proprio per questo motivo Dio è scomparso dall’orizzonte; sono sorte miriadi di confessioni ed ognuno bestemmia come crede.

A suo tempo so prestare anche il fianco, ma tu hai demolito la realtà divina ed il Suo Unto, Cristo il Messia. Quindi non ti sei limitata ad offendere me, che sono poca cosa, ma sei andata troppo oltre.

Forse non mi permetteresti di dirti di fare qualche riflessione, di meditare. Ormai me lo sono permesso; fai pure come vuoi.

Anonimo ha detto...

"La tua amica Francis che non capisce che io ho citato Isaia; da qualche tempo vedo che difende la Chiesa cattolica, forse vuol tenersi buono qualcuno. Sono affari suoi, ma dovrebbe essere coerente con quanto va affermando, riducendosi poi anche porre delle scuse."

Io non difendo nessuna organizzazione ecclesiale per il semplice motivo che non sono legata a nessuna di esse. Ma tu hai per caso idea di come si conduce un dialogo improntato al rispetto reciproco e sopratutto, hai idea di come si guida un forum? Nei forum ognuno si prende le responsabilità di ciò che scrive e quando si accusa qualcuno, un istituzione, un credo, un dogma, una dottrina, è normale che gli altri pretendano solide argomentazioni. Nel tuo caso. frasi lapidarie come "inserimenti apocrifi", "falsa chiesa", "clero assassino", non solo non sono corredate da argomentazioni, ma il modo con cui vai esponendo certe espressioni caustiche è talmente puerile che nessuno ti prende sul serio.
Purtroppo ti mancano proprio le basi metodologiche e culturali per affrontare in maniera approfondita il discorso sul cristianesimo primitivo e la nascita delle Scritture. I tuoi sofismi, facilmente smontabili, sono costruiti con l'ausilio di una teologia elementare, la quale nulla può contro il metodo storico. Ti sei costruito una tua teologia personale, esattamente come prima di te hanno fatto le centinaia di confessioni cristiane. Per lo meno, la chiesa cattolica ha una robusta tradizione alle spalle, a prescindere dal numero di verità o di falsità che ha tramandato. Tu invece, qualsiasi cosa non ti vada bene della chiesa cattolica e delle altre confessioni le liquidi con espressioni infantili quali, "false dottrine", senza avere la bontà di indagare la storia che si cela dietro il credo cristiano. C'è un dogma cattolico che non ti va a genio? Bene, lo liquidi sbrigativamente, è falso punto e basta! Ma che razza di metodo argomentativo è questo di infierire contro i culti se non si posseggono nozioni basilari di storia comparata e gli ausili della scienza biblica! Ti chiedono spiegazioni sul perché ritieni che i vangeli canonici hanno subito intromissioni apocrife? Tu rispondi: lo dico io ed è garanzia di veridicità! Ti fanno notare che il sostantivo "apocrifo" occorre contestualizzarlo e definirne l'ambito di applicazione? Tu rispondi che non capisci! Ma allora perchè dovrei perdere tempo con un uno che non vuole neppure imparare da chi questi aspetti gli studia quotidianamente? Io sono sempre pronta a illustrare le tecniche di comprensione e interpretazione delle Scritture, e ritengo di avere una pazienza certosina anche con chi è alle prime armi con la scienza biblica. Non pretendo di avere ragione o di avere l'approvazione e il crisma dei miei utenti, ma quando mi trovo di fronte uno come te che augura le fiamme eterne alla chiesa cattolica e a prospettare bagli di sangue in nome delle guerre di religione, penso di avere a che fare con un fondamentalista del Libro.
Ricorda che sono atea, ma il mio ateismo è del tipo umanistico, non esistenziale, che ha per oggetto l'Uomo e i suoi diritti naturali.
Perciò, prima di accusarmi di collusione con la chiesa cattolica, cerca di informarti meglio sul mio "status" religioso ed eviterai figure barbine come questa.
Io non devo o non intendo tenermi buono nessun cattolico. Solo ti sfugge un fatto basilare del mio essere: hai mai sentito parlare di dialogo, di urbanità, di civiltà? Dal modo in cui ti esprimi e dai roghi che auguri ai tuoi nemici, non si direbbe che tu sia ferrato con il vivere civile. Ebbene, io sono il contrario del tuo essere. Io condivido le mie ricerche con cattolici, atei, agnostici, credenti e tutte le categorie degli uomini. Non classifico le persone in base al loro credo, come non mi crea fastidio interagire che utenti che professano il credo cattolico, protestante mussulmano ed ebraico. Ora, se non riesci a rapportarti col genere umano in tutta serenità e con un linguaggio consono, non posso insegnarti le regole del vivere civile.
Stai conducendo una guerra personale che ti porterà solo inimicizie, solitudine e dolore.
Quanto a coerenza, ci puoi contare che è il mio cavallo di battaglia. D'altronde dei tuoi pregiudizi e dei tuoi abbagli me ne sbatto altamente. Non ho alcuna intenzione di sprecare il mio tempo con te. E se hai qualcosa da dire contro di me o contro qualche "cattolico protetto" del nostro forum, scrivilo direttamente in quella sede, a proposito della coerenza e di assumersi le proprie responsabilità!

Frances.

Anonimo ha detto...

Perchè inveisci contro gnostica?

"La tua fede non è vicino al cattolicesimo, ne è avvinghiata in tutto e per tutto."

Sciocco che non sei altro! Se talmente sprovveduto, accecato dall'odio e dall'invidia che il rancore ti fa sproloquiare a vanvera! Questo tipico procedimento analitico col quale si identificano come cattolici tutti quelli che non danno ragione agli edonisti come te è proprio puerile! Così io e gnostica saremo due cattoliche per il fatto che non ci facciamo raggirare dai tuoi intenti di proselitismo! Ma cosa credi di avere a che fare con due ignoranti massaie (con tutto il rispetto per le massaie)? Caro mio, ne devi fagocitare di panini prima di cimentarti in acrobazie pittoresche!
Quanto al credo personale di Gnostica, è migliaia di volte più evoluto del tuo credo scritturale e letterale, guarda caso patrimonio che hai in comune sia con i TdG che con gli avventisti! Se solo invidioso delle conoscenze, della teologia e della cultura di Gnostica e di quello di qualsiasi altro che ti risponde per le rime a colpi di conoscenze, le stesse che ti mancano e che disprezzi!

Frances

Gnostica ha detto...

Intervengo solo per chiudere una volta per tutte una discussione che è sfociata in anatemi e accusa di bestemmia da parte dell'untente Raf, il quale, a mio modesto parere, non ha capito una emerita mazza del mio pensiero sulla Bibbia, accusandomi lapidariamente di essermi scagliata con ferocia contro la Bibbia, il libro-talismano, e di disprezzare Gesù, e di altre presunte nefandezze.
Una domanda semplice semplice: posso ricorrere in appello o la sentenza è irrevocabile? No, così non va bene, è troppo complesso, devo ricorrere al vocabolario ridotto in uso presso i farisei... Posso morire sulla croce? Sai, la lapidazione, quella che praticavano i fanatici del Pentateuco, quella prevista per i bestemmiatori, mi sebra un supplizio un tantino impraticabile oggi, correrei il rischio di diventare icona del femminismo. Già essere icona della Chiesa cattolica non è cosa da sottovalutare...

"Tu, piccolo granellino di sabbia sperduto nel deserto dell’ignoranza, ti permetti di giudicare Dio!"

Felice di essere un granello di sabbia del deserto, felice di essere ignorante, e ancor di più di sapere di non sapere. Felice di non aver rubato le chiavi della scienza (Lc. 11,52) e di essere accusata di bestemmia come lo fu Gesù da parte dei sacerdoti e dei farisei (Gv. 8,58).

Attento però, che sarai giudicato con lo stesso metro col quale giudichi il tuo prossimo!

Con l'intolleranza che mostri verso la fede altrui stai facendo terra bruciata dietro di te. Ti permetti di pontificare sui valori etici del tuo prossimo e di misurarli alla luce dell'Antico Testamento, perdendo così di vista il nuovo e ultimo comandamento che Gesù diede alla vigilia della sua morte: amarsi come lui ha amato noi.
Sappi che l'accusa di bestemmia che mi hai rivolto ti è gia tornata indietro. Puoi seguire alla perfezione la Legge mosaica e credere che anche Gesù lo abbia fatto, è un tuo dirittio crederlo, ma se non hai ancora imparato a praticare la misericordia stai sicuro che la Legge non ti renderà migliore... a che serve, infatti, ossevare con scrupolo la Legge se poi ci si accanisce contro il prossimo? Agli occhi di Dio ciò che ha valore non è la Legge, ma la purezza di cuore. Così, come ti scrissi in un commento precedente, un credente può esternare tutti i meriti che vuole, come ad esempio andare a messa e confessarsi tutte le settimane, o nel tuo caso ubbidire alla Legge, che se continua a peccare contro un suo fratello quel merito si trasformerà in demerito. La differenza non è data dalla regola, ma dalla disposizione d'animo con la quale si segue la regola. La regola di per sé diventa un contenitore vuoto se praticata senza misericordia.

Ti giro il consiglio che mi hai dispensato: rifletti su quanto ti ho scritto.

Senza rancore

Gnostica

Gnostica ha detto...

"Ti chiedono spiegazioni sul perché ritieni che i vangeli canonici hanno subito intromissioni apocrife? Tu rispondi: lo dico io ed è garanzia di veridicità! Ti fanno notare che il sostantivo "apocrifo" occorre contestualizzarlo e definirne l'ambito di applicazione?"

Francis, ricordati il vocabolario ridotto...eh!

Ti espongo la mia idea di fondamentalismo, riallacciandomi anche alle Scritture, dato che sono sempre chiamate in causa da qualcuno come garanzia di infallibilità.

Il fondamentalismo è l’opposto del dialogo e dell’apertura verso l’altro, è l’incapacità di accettare fedi diverse dalla propria. Anche i Vangeli trattano la questione fondamentalista e la condannano fermamente. Un esempio eclatante dell’opposizione di Gesù a qualsiasi atteggiamento religioso fondamentalista si trova in Lc. 9, 51-55:

“Gesù e i discepoli entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: 'Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?' Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio"

Ecco i discepoli, ancora attaccati alla concezione veterotestamentaria della violenza divina, vorrebbero punire i sacrileghi, gli eretici, con una pioggia di fuoco e fiamme. Gesù invece è disgustato da quel proposito e non risparmia i rimproveri ai suoi.

I fondamentalisti del Libro pretendono di interpretare fedelmente le Scritture, ma è solo uno slogan, il cui unico scopo è di piegare le scritture al proprio credo di parte, anche quando risulta che Gesù non ha seguito la tradizione del Levitico e del Deuteronomio (rispetto del sabato, osservanza delle regole kashèr ecc.).
I suoi contemporanei preferivano seguire la tradizione dei Padri piuttosto che accogliere l’insegnamento e le correzioni di Cristo:

«Tutti coloro che sono venuti prima di me sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati».

Ed ecco perché su di lui piovono come macigni accuse di bestemmia. Se è vero che Gesù non ha mai messo in discussione la Legge e la Tradizione, come mai nei Vangeli sono frequenti gli episodi in cui gli Ebrei osservanti cercano di lapidarlo e alla fine complottano con i Romani per sbarazzarsi di un profeta all’apparenza così praticante e rispettoso della Legge?

Il principio dell’intoccabilità della “Sacra” Scrittura” è antievangelico, ed è lo stesso Gesù a sfatare il mito dell’infallibilità della Tradizione farisaica, a sua volta diretta emanazione delle disposizioni del Pentateuco.

La Bibbia non è un talismano. La parola definitiva sulla fede spetta al credente (e al non credente) in virtù di quel primato della coscienza e di quella legge iscritta nel cuore dell’essere umano che Gesù ha cercato invano di far venire fuori.

Si pretende di estrapolare regole e precettini vari dal Vangelo, quando nemmeno i cristiani delle origini avevano una linea unitaria rispetto al carattere normativo del Levitico! Si esamini, ad esempio, la polemica tra Pietro e Paolo negli Atti degli apostoli sulla concezione della purità del Levitico. Dalle Lettere di Paolo e dagli Atti degli apostoli emerge una divergenza molto forte tra Paolo e “alcuni da parte di Giacomo” (Gal. 2,12-4) e la comunità di Gerusalemme (Atti 15,1-35). Del resto questo genere di dibattiti nasceva dal fatto che gli stessi Vangeli non avevano una proposta uniforme: è noto che Marco e Matteo hanno una posizione molto discordante sull’osservanza dei divieti alimentari prescritti nel capitolo II del Levitico. II Gesù di Matteo non contesta le norme bibliche che vietano di mangiare gli animali impuri, mentre il Gesù di Marco le abolisce. Ma nel Vangelo di Matteo, se è vero che Gesù non si esprime contro l’osservanza delle prescrizioni alimentari, è anche vero che al cap. 15,1-20 contesta ai sacerdoti la norma di lavarsi le mani prima di toccare cibo.

Ho fatto questo breve excurus su come Gesù e il Vangelo di rapportavano alla Legge per far capire ai lettori che qualsiasi lettura selettiva, faziosa e univoca del Vangelo è pericolosa, perché rafforza la tendenza a spidocchiare qua e là nel Vangelo qualche regoletta per per poi ricavare una disciplina di vita inutile a se stessi e agli altri.

“Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per farvi anche un solo proselito… (Mt. 23,15).
“… e trascurate le cose più essenziali della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà!” (Mt. 23,23).

Capisci, cosa intendo per essenziale? La religione con la sua infibità di riti, sacrifici e prescrizioni di varia natura è agli antipodi della fede, che è l'essenziale e che dà la vera goia di vivere.

Gnostica

Anonimo ha detto...

Può capitare che a volte il buonsenso lascia il posto al nonsenso. Il pensiero viene offuscato e si dicono parole offensive; solo quando questo male ha percorso la sua strada nebulosa, quando l’irreparabile ha prodotto i suoi effetti negativi si giunge alla riflessione. Perché non prima? E’ il difetto dell’umano.
Sto parlando delle offese che ho arrecato, mio malgrado, a Gnostica. Mi sto domandando perché è successo? Sono abituato a ricevere offese, me ne vengono spesso, le sopporto. Ma a farle cerco sempre di astenermene nel limite del possibile.

E ora che queste offese sono uscite, e ne sono sinceramente dispiaciuto? Basterà chiedere scusa a chi ha subito? Anche se dico che me ne vergogno, basterà?

I miei sentimenti sono di sincero rincrescimento, mi dispiace con tutto il cuore: ti chiedo scusa, Gnostica. Cancellami, ti prego, quel testo che è diventato come un bubbone davanti agli occhi miei.

Con rinnovata simpatia, Raf

Anonimo ha detto...

Gnostica, se mi permetti, vorrei dire qualcosa riguardo l’abolizione dei cibi puri, Marco 7:19.
L’argomento di cui qui si tratta sono le mani sporche prima di prendere cibo. Per brevità non riporto il contesto perché ti è certamente noto. Mi limito a dire che Cristo non ha abolito, come direbbe il testo, nessuna norma riportata in Lv 11 e Dt 14. Ha solo detto che se un po’ di polvere viene ingerito non crea alcun danno, mentre quello che esce dallo spirito reca danno.

L’apostolo Pietro, molti decenni dopo la morte di Cristo, si rifiuta di mangiare ciò che gli si presentava (At 10). Quel testo viene male interpretato, ma Pietro dimostra di attenersi alle regole.

I Colossesi sono un gruppo di neo-cristiani, ‘incirconcisi’, ma stanno osservando le regole di cui sopra (Col 2:16). In precedenza mai avevano osservato quelle regole.

Nelle Lettere esistono molti tentativi di annullare quanto stabilito in Lv 11 e Dt 14, ma ciò, a mio parere, conferma la regola.

Che poi, in pratica, ha perduto l’effetto dato all’argomento è cosa palese, ma non c’è stata nessuna abolizione da parte di Cristo. Si può essere di altra opinione, ma rimane sempre il baluardo della conferma di Cristo (Mt 5:17). Da non trascurare anche l’altra conferma in Mt 23:1-2, mentre al v. 3 Cristo dice di non seguirli in quello che fanno; si tratterebbe delle 600 e passa regole della loro tradizione. Infatti li condanna perché con la loro tradizione hanno trascurato i comandamenti di Dio, come è detto anche nella tua citazione Mt 15:1-20.

Anonimo ha detto...

Cara Gnostica, passavo di qua come un viandante che percorre la sua via. Lungo il mio sentiero ho trovato questo rifugio.

Mi sono detto perché non lasciare un pensiero a Gnostica, può darsi che lo gradisca, può darsi che sia bene accetto. Non può farle male. Eccolo il mio pensiero per Gnostica che è di indole buone, è caritatevole e ama il prossimo:

L'amor fraterno continui fra voi. Non dimenticate l'ospitalità; perché, praticandola, alcuni, senza saperlo, hanno albergato degli angeli".

A te, Gnostica, un cordiale saluto.

Gesù disse, "Se coloro che vi guidano vi diranno: "Ecco, il Regno è nei cieli", allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno: "E nei mari", allora i pesci vi precederanno. Il Regno, invece, è dentro di voi e fuori di voi. Vangelo di Tommaso, Loghion 3